La Storia e l’Evoluzione di Android: da Astro a Jelly Bean (1/2)
Non è che abbia bene in testa i vantaggi dell’ultima versione di Android, la 4.1, per il mio tablet. Ma la sto comunque aspettando con l’ansia che contraddistingue i collezionisti. I collezionisti? Sì, perché oramai ho provato tutte le varianti “ufficiali” di Android e ne ho apprezzato l’evoluzione. Quindi mentre aspetto l’aggiornamento a Jelly Bean del mio device ne approfitto per condividere con voi la storia di Android partendo dalla sua prima apparizione, l’ormai dimenticata Astro passando attraverso tutti i dolci che hanno rappresentato l’evoluzione del robottino verde.
1. Android 1.0 (Astro)
Il primo sistema operativo mobile con le notifiche a discesa. Già, pare impossibile ma prima del primo Android non esisteva questo trucco oramai comune a tutti i dispositivi senza distinzione, smartphone o tablet che siano. Non solo, nasce anche il primo nucleo del Market Android. O, per essere più precisi, Android importa nel mondo dei telefoni quella che era una consuetudine nell’universo Linux: i repository. Ovvero la base da cui nasceranno iTunes, Google Play e tutti i negozi da cui abitualmente scarichiamo le nostre applicazioni.
Siamo verso la fine del 2007, l’inizio del 2008. Apple non ha ancora lanciato l’iPhone e la diffusione degli smartphone è ancora limitata. Il primo Android è, onestamente, un brutto sistema operativo. Sì, alcune cose positive ci sono, come le due che vi ho detto. Ma non ci sono giochi, il controllo della fotocamera è scadente e non possiamo vedere filmati. Il primo Android è un sistema per professionisti o per geek. Per fortuna le cose sono destinate a migliorare.
2. Android 1.5 (Cupcake)
E già da Cupcake iniziamo a vedere i primi passi avanti a partire dal supporto per i dispositivi touchscreen. E che supporto: possibilità di aggiungere widget (ma ve li ricordate quanto erano brutti i primi?), girare filmati solo con un tocco e, importantissimo, l’orientamento dello schermo automatico. Già, oggi ci siamo così abituati che non ci facciamo nemmeno più caso ma solamente una manciata di anni fa per ruotare lo schermo dovevamo usare un pulsante o un comando, sempre che fosse possibile. Da Cupcake, invece, basta ruotare il telefono o il tablet e Android fa tutto da solo.
Ma c’è anche un secondo aspetto importante in Android 1.5, aspetto che si tende a sottovalutare. Con Android 1.5 comincia l’integrazione alle applicazioni Google. E le prime due sono YouTube e Picasa: possiamo salvare online, automaticamente, le nostre foto e i nostri video. Sì, è proprio quello che oggi viene sbandierato come “cloud computing“.
3. Android 1.6 (Donut)
Siamo nel 2009 ed esce un nuovo aggiornamento di Android, la versione Donut. Continua l’integrazione tra gli aspetti multimediali del telefono a partire dalla Galleria immagini sincronizzata direttamente con il Web. Bellissimo, a patto di essere dei tipi ordinati: ricordo di aver perso una giornata a risistemare centinaia di foto salvate alla rinfusa su Picasa.
Ma forse la vera novità di Android 1.6 è un’altra: la tecnologia text-to-speech integrata in ogni componente. Da quell’anno possiamo cercare in internet o tra i nostri documenti semplicemente parlando. E arriva anche la barra di ricerca incorporata nella schermata principale. Qualcuno ha detto Siri? Già, anche se Apple non lo ammetterà mai probabilmente è da qui che nasce uno dei cavalli di battaglia del nuovo iPhone. Ma questa è un’altra storia, e magari ne parleremo in un’altra occasione.
Anche perché una piccola rivoluzione ha modificato, sempre in quell’anno, il Market Android: le immagini. Sì, proprio le immagini, appaiono le prime anteprime e i primi screenshot delle applicazioni presenti nel Market. Ottima cosa sapere prima quello che stiamo per scaricare.
4. Android 2.0/2.1 (Eclair)
Con Donut finisce la prima generazione di Android, quella più grezza e amata praticamente solo dai geek. Perché con Android 2.0, e poi con Eclair (Android 2.1) il robottino diventa veramente grande, un sistema operativo in grado, finalmente, di competere con gli altri. Le innovazioni presenti in questa nuova versione sono talmente tante e di tale tenore da giustificare appieno il cambio di numero e, addirittura, l’acquisto di uno smartphone con questo sistema. Ma vediamo rapidamente quali erano le novità d’allora.
Tanto per cominciare nell’autunno del 2009 fanno la prima apparizione gli sfondi animati. Già, proprio quelli che meravigliavano tanto su PC ora sono disponibili sul più portatile dei nostri dispositivi. Ovviamente non è solo questo, tutta l’interfaccia utente, la così detta UI, viene ridisegnata, rinnovata e resa sia più semplice che più elegante. Anche l’occhio vuole la sua parte, no?
La seconda innovazione, nuovamente, nelle abitudini di tutti noi: le tastiere virtuali. Sì, ok, anche l’iPhone ne ha una, e così tutti i dispositivi touchscreen. Ma, parere mio, la novità sta nel software che le gestisce e che riesce a prevedere il movimento delle nostra dita. Una delle migliori (ma questo è un mio giudizio personale, prendetelo come tale) usa la così detta tecnica SWYPE: non occorre più staccare l’indice dallo schermo. In pratica si disegnano le parole reintroducendo gli ideogrammi anche per le lingue occidentali. Non siete d’accordo? Bé, fate caso a come muovete le dita quando scrivete un messaggio e poi ditemi.
Ma le novità non sono ancora finite. Posso sorvolare sull’integrazione con il Bluetooth 2.1, integrazione a mio parere ampiamente sottovalutata. Ma vanno comunque ricordati due miglioramenti importanti su due applicazioni fondamentali: le foto e le mappe. Da Eclair in poi ogni smartphone Android può modificare, migliorare e applicare filtri direttamente sulle fotografie senza la necessità di applicazioni specifiche. Anche se, a dire il vero, queste ultime sono diventate sempre migliori e permettono di ottenere effetti quasi professionali.
La seconda applicazione a subire un deciso miglioramento è Google Maps. E mentre dico questo sono conscio del momentaccio della casa di Cupertino e degli errori presenti nell’applicazione per iPhone 5. Ma anche Google Maps per Android ha avuto una gestazione lunga e solamente a fine 2009 riesce a raggiungere il livello qualitativo cui siamo abituati. E che livello, di fatto i telefonini possono sostituire i più blasonati navigatori.
E così correndo lungo la storia siamo arrivati al maggio 2010 quando viene diffuso Android 2.2, alias Froyo. Ma di questo, della terza generazione e della versione in corso parleremo nella seconda parte dell’articolo: io intanto riprendo il mio tablet e scopro le novità di Jelly Bean.