Le Alternative a WhatsApp con Protezione della Privacy
E quindi Facebook ha sborsato 19 miliardi per comprare WhatsApp. Adesso, non sono certo un genio della finanza, e si saranno fatti i loro conti, ma l’espressione “bolla della new economy” mi gira con insistenza in testa. Non solo per questa acquisizione, anche perché è solo l’ultima di una lunga serie. Non è solo Facebook, anche Google e tutte le grandi compagnie del settore sono esposte, a mio parere, a speculazioni e investimenti a dir poco azzardati. Il che non sarebbe un gran problema se riguardasse solo loro. La cosa più preoccupante è come i nostri dati siano, alla fin della fiera, in mano a Facebook, Google e compagnia cantante. Non si può fare molto per difenderci, a meno di non voler andare a vivere in una caverna. Ma qualcosa sì, a partire dal scegliere un’alternativa a WhatsApp che garantisca un po’ di più la nostra privacy.
Telegram
Comincio con Telegram. Un po’ perché è un progetto italiano, anche se non ne esiste una localizzazione nella nostra lingua. Non ancora, per lo meno. Però è significativa, sia di come per potersi imporre all’attenzione internazionale serva un approccio di ampio respiro, sia si come una coppia di sviluppatori possano creare applicazioni in grado di calamitare l’attenzione. La seconda ragione è legata alla diffusione. E’ ancora presto per dire quale sarà l’alternativa più valida a WhatsApp. Dipende molto da quanti migreranno, e dalla diffusione più o meno capillare. Attualmente Telegram ha (quasi) tutte le carte in regola per diventare un big.
La grafica è una scopiazzatura nemmeno troppo nascosta di WhatsApp, e può anche essere un bene. Entrambe le applicazioni sono semplici, eleganti e intuitive. Non sono personalizzabili come sarebbe bello ma svolgono il loro compito egregiamente. Ma qual’è il loro compito?
Ecco, questa domanda è un po’ meno banale di quello che potrebbe apparire. Da un lato Telegram funziona come un gestore di messaggi con notifica di lettura, dall’altro ha una consegna pressoché istantanea rendendolo nella pratica una chat. Oltre al testo permette di condividere documenti, foto, video ma non la musica. Probabilmente aggiungerà anche questa funzione.
E’ un progetto open source, finanziato e sostenuto dal fratello dello sviluppatore. Attualmente è completamente basato sul cloud, con server sparsi per i quattro angoli del mondo e utilizza un protocollo di crittografia non ben definito.
Allora, il fatto che sia creato e sostenuto da un individuo non è necessariamente un male, bisogna vedere come un progetto no-profit del genere possa reggere nel lungo periodo senza investimenti continui. Lo sviluppatore dichiara che se serviranno dei soldi verranno aggiunte delle funzioni a pagamento e la possibilità di fare donazioni al progetto. Le funzioni a pagamento saranno comunque marginali, nel senso che non andranno a toccare né la trasmissione dei messaggi né la crittografia o la privacy.
Basato su cloud, con server sparsi per il mondo: vuol dire rendere difficile l’intervento di qualche autorità nel controllo del traffico e dei messaggi scambiati. Non impossibile, ovvio, ma comunque meno immediato. Un sistema basato sul cloud e non sui dispositivi permette anche di usare il proprio account da più dispositivi, non solo dal proprio cellulare. Il contrario di WhatsApp, per capirci, che vuole restare legato agli smartphone a i numeri di telefono.
Infine il protocollo di crittografia utilizzato è dichiarato iper sicuro. Sulla carta permette chat segrete, e anche l’autodistruzione dei vari messaggi scambiati. Sulla carta, dico, perché poi bisogna vedere se nella realtà è così. Il protocollo utilizzato è stato reso pubblico, è c’è anche un sostanzioso premio promesso a chi riuscirà a bucare il sistema. Io non sono uno specialista, quindi la mia opinione conta assolutamente poco, o nulla, ma leggendo le opinioni di diversi esperti le conclusioni sono discordanti.
Ovviamente Telegram non è l’unica applicazione candidata a essere una valida alternativa a WhastApp. Ce ne sono altre tre da tenere d’occhio, ma non così conosciute in Italia. Le riporto abbastanza velocemente, più come promemoria che come veri e propri consigli.
Wickr
Wicr serve a trasmettere messaggi temporanei. Ogni messaggio inviato e ricevuto avrà una vita massima di 5 giorni, dopo di ché si autodistruggerà. Offre la possibilità di collegarsi al proprio account Box, DropBox e Google Drive per scambiare e condividere documenti.
Al di là dei messaggi self-destructing la cosa che più mi ha colpito è la possibilità di registrarsi senza dare nessuna credenziale. Possiamo usare o la nostra mail, o il nostro telefono, ma anche nulla. Questo, unito alla crittografica 4,096-bit RSA dovrebbe permettere comunicazioni davvero segrete senza spendere nulla.
Threema
Threema ha un modo interessante di verificare l’arrivo a destinazione del nostro messaggio. Vabbé, ha anche tutte le altre funzioni basilari di un sistema di messaggistica istantanea altrimenti non sarebbe in questa lista.
Dicevo, quando spediamo un messaggio con WhastApp sappiamo se il destinatario l’ha ricevuto. O almeno così supponiamo perché diamo per scontato che il telefono sia in mano alla persona a cui abbiamo spedito il messaggio. Ecco, Threema usa un sistema di identificazione su tre passaggi per identificare con certezza se chi legge il messaggio è la persona a cui l’avevamo spedito. Il primo livello è semplicemente il nome utente, il secondo sfrutta il numero di telefono e la mail, e il terzo prevede lo scambio di un codice QR.
Personalmente la trovo una soluzione interessante ma piuttosto macchinosa, e inutile. A meno di non avere un alto livello di paranoia.
Surespot
Infine Surespot, applicazione abbastanza bruttina e scarna da vedere. Però ha due punti di forza. Il primo prevede una crittografia basata su chiave generata dal dispositivo che invia il messaggio. Il che significa rendere impossibile la decodifica del messaggio da parte di chiunque altro che non sia il nostro destinatario.
Il secondo aspetto è legato alla sua filosofia open source: ho abbastanza fiducia che in futuro possa sviluppare alcune funzioni aggiuntive e migliorare. O, meglio, è lo stesso discorso fatto per Telegram, e per i programmi open source in generale: se si crea attorno a loro una comunità di utenti appassionati abbastanza vasta allora potrebbero avere un futuro luminoso davanti. E a chi usa applicazioni di messaggistica istantanea questo non può che fare piacere, e portare più vantaggi che svantaggi.